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Distanziometro: siamo davvero sicuri che sia una soluzione e, invece, non crei un problema?

La questione territoriale legata al gioco d'azzardo continua a tenere banco in Italia. A riaprire il dibattito è recentemente intervenuta anche una sentenza della V sezione del Consiglio di Stato
Distanziometro: siamo davvero sicuri che sia una soluzione e, invece, non crei un problema?

La questione territoriale legata al gioco d'azzardo continua a tenere banco in Italia. A riaprire il dibattito è recentemente intervenuta anche una sentenza della V sezione del Consiglio di Stato. Ai giudici era stato chiesto se fosse giusta la delibera della Regione Lombardia che aveva adottato il distanziometro per i locali che gestiscono giochi d’azzardo. La Regione aveva fissato per tutti i comuni lombardi, allo scopo di «prevenzione e trattamento del gioco d’azzardo patologico, in 500 metri la distanza per la nuova collocazione degli apparecchi per il gioco d’azzardo lecito da luoghi sensibili (scuole, strutture sanitarie e ospedaliere, luoghi di culto, centri socio-ricreativi e sportivi)».

Secondo il Consiglio di Stato è giusto tenere presente che, uno dei principi fondamentali del decreto Balduzzi è rappresentato proprio da quello che si può definire di «prevenzione logistica». Con questo termine si intende quella regola secondo cui, tra i locali ove sono installati gli apparecchi da gioco e determinati luoghi di aggregazione e/o permanenza di fasce vulnerabili della popolazione «deve intercorrere una distanza minima, ritenuta plausibilmente e ragionevolmente idonea ad arginare, sotto il profilo della ‘vicinitas’, i richiami e le suggestioni di facile ed immediato arricchimento».  Se, dunque, da un punto di vista giuridico, i distanziometri hanno il loro motivo di essere, non altrettanto si può dire dal punto di vista utilitaristico.

La tesi monca

Dietro il distanziometro c'è la tesi secondo cui, per evitare ai soggetti vulnerabili, come ad esempio i frequentatori dei bar, di giocare, basta porre le macchine da gioco il più lontano possibile dai luoghi come il bar. Tale tesi è però fallace perchè non tiene conto del cosiddetto «effetto ghettizzazione». In parole semplici, collocare le macchine da gioco in luoghi più lontano possibili dai centri abitati, finirebbe solo per spostare il problema verso le periferie, senza per questo risolverlo. Inoltre, il fatto stesso che questo trattamento di allontanamento sarebbe riservato solo alle slot machine e non agli altri giochi (come ad esempio superenalotto, schedine e quant'altro) finisce per rendere la stessa idea monca perchè non servirebbe a debellare il vizio del gioco.

A questo va aggiunto un altro potenziale problema, quello del gioco illegale. Togliere le slot machine da luoghi comunque più facili da controllare finirebbe per avvantaggiare l'offerta illegale, con grave perdita sia per le casse dell'Erario, sia per i portafogli degli italiani. Altro aspetto paradossale è il fatto che un cliente di una tabaccheria non potrebbe giocare ad una slot situata all'interno della suddetta tabaccheria, ma, stando tranquillamente al suo interno e utilizzando il cellulare o la rete wifi dell'attività, potrebbe collegarsi senza problemi ad un sito di casinò online e giocare.  Come si vede ci sono tanti fattori che non vengono presi in considerazione quando si chiede a gran voce il distanziometro.

L'esempio della Gran Bretagna

Recentemente in Gran Bretagna è scoppiata una polemica legata alle cosiddette Fobt (macchine simili alle nostre Vlt). Anche in questo caso diverse forze politiche e associazioni avevano invitato il governo ad adottare restrizioni nell'offerta che era stata accolta. La conseguenza di tale azione è stata un proliferare dell'offerta di gioco in centri specializzati, molti dei quali rimangono aperti tutto il giorno. Ad oggi tali centri di gioco sono circa 300, aperti 24 ore su 24. Inutile dire che le associazioni sono insorte chiedendo maggior protezione per le persone a rischio. In parole povere: una richiesta di limitazione del gioco d'azzardo, ha finito per rivoltarsi contro gli stessi richiedenti. Il fatto che questi ultimi ora si lamentino che i centri specializzati presentino un'offerta più accattivante per il pubblico fa un po' ridere perchè è come affermare che un negozio di scarpe ha più scelta di un supermercato dove c'è un reparto scarpe.

John Bollom, presidente della British Amusement Catering Trade Association, ha difeso i centri di gioco per adulti definendoli «locali di intrattenimento popolari» che hanno rigide normative. «Le slot machine in questi locali sono a bassa posta in gioco e altamente regolamentate dalla Gambling Commission, e vengono applicati severi controlli sull'età» ha dichiarato.

Dunque, se perfino nella patria del betting e esistono cause di storture e polemiche relative alla creazione di centri di gioco specializzati, è lecito domandarsi quali polemiche scoppierebbero se si facesse la stessa cosa in un paese che nei riguardi dell'azzardo ha un pregiudizio insito.

Davide Luciani

Ruolo: Caporedattore
Esperienza: 8+ Anni
Specializzazione: Recensioni Giochi
Professionista nel settore Editoria collabora da anni con il nostro team per la produzione di contenuti e recensioni degli operatori di gioco. Amante delle sport e delle scommesse sportive, è uno dei redattori storici di Sportcafe24.com e di altri quotidiani online dedicati al calcio e alla cronaca nazionale.